REUMA Periodico di Informazione Scientifico

IL RAPPORTO MEDICO-PAZIENTE

Il rapporto medico-paziente è quella particolare relazione che si instaura tra un medico e un paziente a partire da uno stato di malattia di questo ultimo e che è caratterizzato da specifici doveri, diritti morali e giuridici.

E’ un rapporto molto particolare che presuppone piena fiducia tra due persone che fondamentalmente non si conoscono.

Spesso il medico si interessa prevalentemente alla patologia e non al malato inteso come figura con cui comunicare in modo efficace, ma il paziente non è “la sua malattia” e viene meno il rapporto medico-paziente disattendendo un diritto basilare di ogni malato: SAPERE E SCEGLIERE.

Fino a qualche anno fa si parlava di rapporto asimmetrico: era il medico ad avere le informazioni e i mezzi utili per il paziente che era la parte vulnerabile nella relazione.

Adesso la situazione è cambiata, il paziente crede addirittura di avere i mezzi per mettere in discussione il punto di vista del professionista che ha di fronte, facilitato dalle informazioni in ambito sanitario che trova su internet, il famoso “dottor Google”.

La nuova concezione di cura sanitaria prevede di trasformare il paziente,  ma anche il suo caregiver, in soggetti attivi nel percorso terapeutico.

Solo chi è affetto da una malattia, soprattutto cronica e chi lo affianca, possono spiegare quali sono i bisogni, gli ostacoli, le difficoltà che incontrano ogni giorno nella gestione della malattia.

Essere attivi nel percorso terapeutico, comporta conoscere la propria malattia e i sintomi, la corretta gestione della cura, identificare e adottare strategie di gestione della malattia (Auto-sorveglianza), il self management, conoscere i propri comportamenti avendo più fiducia in sé e riuscendo a gestire lo stress, acquisire strategie di coping.

Per permettere ciò è necessaria una corretta comunicazione medico-paziente.

Ci sono studi che dimostrano come questa migliori la diagnosi, l’aderenza alla terapia e influisca positivamente sugli esiti. E’ necessario possedere una competenza emotiva che permetta di approfondire il livello della comprensione reciproca catturando informazioni sullo stato emotivo dell’altra persona, la cosiddetta empatia.

E’ necessario l’umanizzazione della cura stando tra e accanto le persone e non al di sopra di esse, che il medico aiuti a creare una rete di solidarietà tra malati e famiglia, spinga a partecipare a campagne sanitarie, difenda i diritti dei pazienti.

Occorre che si instauri un dialogo, che si parli senza pregiudizi, che ci sia un confronto rispettoso dei ruoli reciproci, che ci sia una relazione trasparente e aperta attraverso una comunicazione chiara.

Fondamentale la comunicazione di ritorno (Feedback del paziente al medico), ma che spesso manca, perché consente di capire se il paziente ha percepito il messaggio correttamente secondo le intenzioni del medico che lo ha emesso e in questo caso un ruolo fondamentale ha il sapere ascoltare , attenzionando il paziente e quello che dice, ma viceversa è necessario che il paziente si predisponga ad ascoltare il medico, dandogli fiducia e creando un rapporto di collaborazione nella gestione della malattia e terapia.

Ciò che aiuta il paziente in questo, è l’educazione, perché gli fornisce una capacità di adattamento e autogestione per migliorare la qualità di vita, rallenta l’evoluzione della malattia, migliora la qualità di vita, migliora l’autostima, l’osservanza delle strategie terapeutiche, aiuta a riprendere un’attività sociale.

Uno strumento importante per educare il paziente è la condivisione dello stesso vissuto di malattia, attraverso gruppi di mutuo aiuto, in quanto permette di costruire strategie e di avere abilità per fronteggiare le difficoltà.

I percorsi educazionali facilitano l’accettazione della malattia, di se stesso e del proprio vissuto, aiutano il paziente a farsi accettare, a ristrutturare la propria esistenza e aiutano anche il caregiver ad accettare la malattia.

L’educazione deve riguardare anche il personale sanitario per far comprendere l’importanza della comunicazione medico-paziente, l’importanza dell’ascolto, l’importanza dell’essere empatici per riuscire a motivare i pazienti attraverso quello che gli viene detto e come gli viene detto, ad essere protagonisti della loro cura, affinchè acquisiscano un ruolo che gli conferisca potere decisionale.

Un rapporto medico-paziente ben strutturato può svolgere un ruolo chiave nella prevenzione delle malattie. La consulenza preventiva, basata su una comprensione approfondita dello stile di vita e della storia medica del paziente, può aiutare a identificare precocemente i fattori di rischio e adottare misure preventive. In questo contesto, il medico funge anche da educatore, guidando il paziente verso scelte di vita più sane .

In conclusione, il rapporto medico -paziente è il binomio inestimabile che va al di là della semplice diagnosi e prescrizione. Si tratta di una connessione umana che impatta sulla qualità della cura e sulla salute complessiva. Promuovere un dialogo aperto, la fiducia reciproca e l’empatia è cruciale per costruire un fondamento solido, in cui la salute e il benessere del paziente possono prosperare

Come diceva Robert Johnston nel 2012 “Ciò che deve accadere è che i dottori scendano dal loro piedistallo e che i pazienti si alzino dalle loro ginocchia”

Giusy Fabio

Vicepresidente Aisf Odv

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